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Manon Lescaut alla scala nella visione di pountney

4/21/2019

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Al Teatro alla Scala di Milano è andata in scena Manon Lescaut di Giacomo Puccini con la regia di David Pountney, Direttore Riccardo Chailly, con Maria Josè Siri, Marcelo Alvarez, Roberto Aronica, Carlo Lepore, Massimo Cavalletti, Alessandro Scotto Di Luzio, Marco Ciaponi, con il Coro e l'Orchestra del Teatro alla Scala.

Qui di seguito, la recensione del prof. Rosario Marasco che ha assistito allo spettacolo: 
Al Teatro alla Scala di Milano, uno dei teatri più famosi al mondo: da oltre duecento anni ospita artisti internazionalmente riconosciuti, ed è stato committente di opere tuttora presenti nei cartelloni dei teatri lirici di tutto il pianeta. È situato nell'omonima piazza, prende nome dalla Chiesa di Santa Maria alla Scala, a sua volta così intitolata in onore della committente Regina della Scala. La chiesa fu demolita alla fine del XVIII secolo per far posto al teatro, inaugurato il 3 agosto 1778.  A partire dall'anno di fondazione è sede dell'omonimo coro, dell'orchestra, del corpo di Ballo, e dal 1982 anche della Filarmonica. Ho assistito alla rappresentazione dell’Opera Manon Lescaut, del compositore italiano Giacomo Puccini, nato il 22 dicembre del 1858, che viene considerato uno dei massimi operisti della storia.

Approcciò le due tendenze dominanti dell'epoca (Ottocento-Novecento): quella verista prima, quella dannunziana poi. Il ciclo pucciniano del Teatro alla Scala di Milano promosso e diretto dal direttore musicale Riccardo Chailly prosegue dal 31 marzo al 27 aprile 2019 con Manon Lescaut in una nuova, spettacolare produzione firmata da David Pountney per la regia, Leslie Travers per le colossali scene e Marie-Janne Lecca per i costumi. Manon Lescaut mancava dalla Scala dall’edizione diretta da Riccardo Muti nel 1998 con la regia di Liliana Cavani. L’opera viene presentata nella prima versione andata in scena al Teatro Regio di Torino il 1° febbraio 1893. Tra le numerose differenze rispetto alla versione corrente spicca il concertato del Finale primo, in cui Puccini fa sfoggio di uno sbalorditivo virtuosismo orchestrale. In scena nei panni di Manon Maria José Siri, affiancata da Marcelo Álvarez (che si alterna con Roberto Aronica) nei panni del cavaliere Des Grieux.

Lescaut ha la voce di Massimo Cavalletti, Geronte quella di Carlo Lepore. Manon Lescaut rappresenta un momento di svolta nella carriera di Giacomo Puccini che aveva bisogno di un’affermazione che ne consolidasse la fama. Su suggerimento di Fontana,  sceglie come fonte la Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut, testo scandaloso vergato dall’abate Antoine Francois Prévost nel 1731.  A rendere temeraria l’impresa di Puccini c’erano in Francia due importanti precedenti operistici: Manon Lescaut di Auber del 1856 e soprattutto la celeberrima Manon di Massenet del 1884.

L’elaborazione del libretto della nuova opera è accidentata.  Altrettanto accidentato è il percorso compositivo, Puccini continuerà ad apportare correzioni e varianti fino alla vigilia della morte nel 1924, tanto che gli studiosi contano ben otto versioni dell’opera. L’attuale serata si conclude con pubblico entusiasta, applausi scroscianti anche da parte dei Loggionisti, ovazione per il Direttore e l’Orchestra! Trama: ambientato principalmente in Francia e, nel finale, in Louisiana, agli inizi del XVIII secolo. La storia narra del Cavaliere Des Grieux e della sua amante Manon Lescaut. Des Grieux provenendo da una famiglia nobile, rinuncia a tutta la ricchezza ereditaria scappando via con Manon destinata al convento. I giovani amanti si stabiliscono a Parigi.
​Dopo avventurose traversie per la sopravvivenza con bari al gioco, tradimenti, periodi di prigionia, fughe Manon è condannata all’espatrio in America. A New Orleans i due riescono a vivere in pace per un certo periodo di tempo, sotto il favore del governatore della città. Quando però Des Grieux comunica al Governatore la sua volontà di prendere in moglie Manon, egli, che li credeva già sposati, vuole darla in sposa a suo nipote, Synnelet. Des Grieux sfida a duello Synnelet e, pensando di averlo ucciso, decide di scappare da New Orleans con Manon. I due amanti si avventurano nelle regioni selvagge della Louisiana, Manon muore per la fatica e gli stenti. Des Grieux viene catturato dagli uomini del Governatore e rinchiuso in prigione. Ottenuta la grazia, decide di tornare in Francia e di riprendere la carriera ecclesiastica.
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AL SALONE DEL MOBILE 2019 I NUOVI SOGNI CON ZINTEK

4/16/2019

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Zintek al Salone del Mobile 2019
La prima volta di Zintek al Salone del Mobile di Milano ha avuto una cornice particolarmente chic: il CEO, Gianni Schiavon, è infatti stato fra gli ospiti del talk "Nuovi sogni", organizzato giovedì 11 aprile da Crippaconcept, brand italiano delle mobile home e lodge tent per il turismo. 
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L'incontro si è tenuto di fronte al Castello Sforzesco, dove è stata allestita un'area dedicata al glamping (dall'unione delle parole "glamour" e "camping") con due masterpiece della gamma offerta da Crippaconcept, fra cui la mobile home Queenslander, firmata dall’architetto Luca Colombo e "avvolta" nello zintek®. Materiali del futuro per il camping contemporaneo.
Zintek è l’azienda tutta italiana che produce il laminato in zinco-titanio zintek® per l’architettura.
Nel suo stabilimento di Porto Marghera, attivo da oltre 80 anni, vanta una filiera produttiva che va dalla fusione dello zinco fino alla produzione, vendita e applicazione dello zintek®. Oggi la società, parte del gruppo Cordifin, è punto di riferimento per la realizzazione di coperture, facciate e lattonerie in zinco-titanio adatte a qualsiasi contesto.
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in mostra a milano le geometrie di valerio ceppetelli

4/2/2019

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(c) GSA Master News
Inaugurata ieri a Milano "..percezione della luce e del colore", la nuova mostra personale dell'avvocato dei colori presso ArtStudio38 in via Canonica 38 a Milano.

​Come riporta generazioneover60.com, "
lui è l’avvocato Valerio Ceppetelli Caprini, classe 1930, che nella prima metà degli anni Cinquanta, agli studi universitari di Giurisprudenza, affianca corsi di disegno presso l’Accademia di Francia di Villa Medici a Roma. 

Dopo una vita da avvocato, nel 2010, lasciati gli impegni professionali, trova finalmente il tempo di ritornare alla sua vera passione. Oggi, a quasi 89 anni splendidamente portati (e non è un modo di dire) e dopo una decina di mostre di successo, è riconosciuto dalla critica come un maestro nel campo dell’astratto geometrico. ​

Basti dire che la sua prima personale fu così presentata da Enrico Castellani, una delle figure di maggior rilievo dell’arte europea della seconda metà del Novecento: “…Valerio compone superfici dove la razionalità del fare e l’emozione della scoperta concorrono a lavori di grande impatto estetico”.
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